martedì 22 dicembre 2009

venerdì 18 dicembre 2009

Acqua stagnante sui tetti piani

L'acqua stagnante sui tetti piani degli edifici dovuta a difettoso funzionamento degli scarichi (specie se ostruiti da foglie e altri materiali come terriccio, carcasse di volatili morti, ecc.), comporta diversi danni a ciò che sta sotto il velo d'acqua.

Essa trova il modo di infiltrarsi, prima o poi, negli sfogliamenti del rivertimento bituminoso, penetrando sempre più in basso, a mano a mano che lo sfogliamento procede.
Il danno evidenziabile anche da osservatori inesperti è la percolazione di acqua nei locali sottostanti.

Poi vi è un danno relativo alla pressione del vapore dell'acqua accumulata nei materiali sottostanti, come le solette, che si evidenzia soprattutto nella stagione calda, e produce un sollevamento dello strato impermeabilizzante, dapprima in aree limitate, poi in aree sempre più vaste (fenomeno riscontrabile quando si cammina su una tale superficie).

Il danno avviene anche nella stagione fredda qualora, vuoi per il colore esterno scuro del rivestimento, che favorisce l'assorbimento del calore, vuoi per lo sbalzo di temperatura nei casi di temporali improvvisi che seguono ad ore di intensa insolazione, come a marzo, ad esempio, il rivestimento impermeabilizzante viene sottoposto a brusco stress termico che produce fessurazioni, da prima sottilissime, poi sempre più marcate, fino ad evidenziare vere e proprie crepe.

Ma non sono solo questi, i danni.
Se l'acqua che penetra, come sicuramente avviene, è assorbita dal calcestruzzo (ma il fenomeno, in misura diversa, vale anche per le strutture in legno), allora si ha certamente un aumento del fenomeno dello scorrimento viscoso (in francese: fluage; in inglese: crep).
Tale scorrimento viscoso non è uniforme su tutto il piano del tetto, ma è più pronunciato nei luoghi di ristagno dell'acqua lontani dalle strutture portanti, come pilastri e setti rigidi.
L'effetto è un abbassamento della superficie che ha assorbito acqua e ciò è più pronunciato verso la mezzeria dei solai.
Questo porta a spiegare come mai, a distanza di qualche decennio dall'epoca di costruzione, si creino delle zone sul tetto che non riescono più, nonostante le pendenze impresse ai massetti di livellamento, a scaricare verso i pluviali, che tra l'altro sono posti in genere nei pressi di pilastri e, quindi, non soggetti a questo fenomeno di abbassamento per fluage.
Il bocchettone, dunque, rimane nella posizione originaria, mentre il solaio che gli sta intorno subisce un abbassamento. Non si tratta quasi mai di un errore di costruzione nel dare la pendenza ai massetti, ma di un abbassamento posteriore all'epoca di costruzione dovuto proprio al fluage, il quale è indice di sottovalutazione del fenomeno e, al limite, di cattiva manutenzione delle superfici a tetto piano.
Il fenomeno dell'abbassamento (dovuto al fluage) non fa che peggiorare la situazione perchè innesca le altre cause di danno descritte sopra, come lo sfogliamento, lo stress termico e la formazione di crepe, e ciò che ne consegue.

Se la copertura piana non viene pulita con regolarità, quanto detto sopra si aggrava per la formazione di humus dalla decomposizione organica delle foglie, il quale favorisce la formazione di vegetali come il muschio e, specie nelle zone sismiche, dove sono importanti anche i dettagli costruttivi, specie in corrispondenza dei giunti di dilatazione sismici, si hanno i primi segni di crisi delle coperture.
Tra l'altro, la percolazione attraverso i giunti di dilatazione sismici può produrre la caduta di calcinacci anche all'interno, e anche dopo anni e anni, anche se il manto è stato riparato con rappezzamenti bituminosi. Questi calcinacci cadono a causa del rigonfiamento delle barre di acciaio del cemento armato che si arrugginiscono.
Qualora, poi, anzichè pulire, chi fa lavori di manutenzione diversi, come il rifacimento del calcestruzzo copriferro, lascia residui di calcinacci, allora il peggioramento avviene più rapidamente.

Riflettendo sulle foto si possono individuare i danni che sono stati descritti sopra. Le immagini si riferiscono ad un edificio scolastico sito in Ancona, Via Michelangelo Buonarroti, n. 12.